foto di Stanley Kubrick In occasione del decennale della scomparsa di Stanley Kubrick (7 marzo 1999) verranno esposte a Londra alcune sue foto scattate nei primi anni Novanta in fase di preproduzione dell'holocaust- film «Aryan Papers» che ritraggono l'attrice Johanna Ter Steege, l'interprete principale. La pellicola, mai realizzata, prendeva spunto dal libro «Bugie al tempo di guerra» di Louis Begley, da cui era stato tratto il soggetto e fatta una enorme opera di preparazione, ricerca storica e location, durata più di un anno. Le riprese del film non iniziarono mai, per una serie di motivi. Innanzitutto la Warner Bros, che produceva la pellicola, chiese al regista di rinviare l'uscita, prevista per il 1993, poiché coincideva con quella di «Schindler's List». Era una coincidenza da evitare dopo gli insoddisfacenti risultati commerciali di «Full Metal Jacket», nelle sale nel 1987 in concomitanza con «Platoon» di Oliver Stone, che ottenne premi e successo al botteghino.
foto di Stanley Kubrick La richiesta di rinvio venne accolta bene dal regista, in quanto trovava difficoltà nel proseguire nella lavorazione per alcuni turbamenti esistenziali, che la tematica dell'Olocausto aveva smosso.
La vicenda del bimbo e della zia (Ter Steege), che ricorrono sistematicamente alle bugie per salvarsi dallo sterminio, suscitava in lui forti meccanismi di identificazione, pur non essendo Kubrick un ebreo osservante. La lettura del libro da parte del regista fu determinante: dopo averne trovati insoddisfacenti molti altri, fu proprio "Bugie di guerra" (Bompiani) a convincerlo a fare un film sull'orrore delle persecuzioni naziste.
Il soggetto era così avvincente da indurre il regista a girare il film in esterna. La location era stata individuata in Polonia, contrariamente alla sua abitudine foto di Stanley Kubrick di realizzare i propri film negli interni degli studi londinesi. Nell'odissea del bimbo e della zia protagonisti della vicenda, Kubrick oltre che avvicinarsi all'esperienza dei campi di sterminio, voleva far rivivere l'avventurosa sopravvivenza di quanti riuscirono a sfuggire e a salvarsi. La rinuncia alle riprese, dopo quasi due anni di rigorosa preparazione, fu presa dal regista con un certo sollievo. Temeva che il coinvolgimento emotivo per le scene di massa con le urla dei rastrellamenti, suscitate dall' annuncio «Achtung Judenaktion» e dall'ordine «Alle Juden heraus» ( tutti gli ebrei fuori), potessero metterlo a dura prova. Del resto, il suo metodo di piena immersione nel lavoro, richiesto anche ai suoi attori, con cui lavorava in simbiosi, non lasciava molto margine per mantenere una distanza di sicurezza da una tematica così estrema.
Le foto e gli articoli che costituiscono il progetto «Aryan Papers» sono alla base dell'installazione al British Film Institute, realizzata dalle artiste Jane e Louise Wilson, che verrà inaugurata il 13 febbraio. In occasione del decennale della morte del regista, il BFI realizzerà una vera e propria «Kubrick Season» di eventi a South Bank, curati da Elisabetta Fabrizi, fino al 19 aprile.

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